Si va al voto per eleggere Presidente e Consiglio Regionale

IL CAPPELLO  DEL  COMANDANTE

 

C’è stato un tempo in cui mi ero illuso che si potesse ripartire da nuove prospettive  per costruire uno spazio comune all’interno del quale potessero convivere le diverse esigenze societarie.

Mi illudevo che si fossero liberate dalle catene nuove idee, che si fossero rinnovate nuove speranze e che si fossero creati i presupposti di un nuovo umanesimo, più solidale e tollerante.

Mi ero illuso che gli egoismi, che negli ultimi tempi  avevano caratterizzato il nostro stare insieme, si fossero, se non dissolti, almeno ridimensionati, ma purtroppo devo constatare che, passata la paura sono cessate anche le buone intenzioni.

Le nuove prospettive, create dallo shock spiazzante della pandemia, invece di essere sfruttate per dare nuova linfa a rinnovati valori, vengono ancora una volta sfruttate nel peggiore dei modi, in maniera strumentale e ipocrita con sciacallaggi sfrontati nei confronti dei più deboli e così in un attimo, siamo ritornati ai nostri ritrovati vissuti quotidiani, quelle piccole e grandi beghe determinate da rivalità, gelosie ed egoismi…mors tua vita mea!

Era ragionevole pensare che dopo questo brutto momento sarebbe cambiata la priorità dei valori, sembrava acquisito da tutti il valore della solidarietà e sembrava ormai acquisito il concetto che non si vince da soli, ma solo facendo squadra.

Sembrava che fosse una buona occasione per ripartire uniti, tutti insieme, nel rispetto di ruoli  e competenze per poter superare l’emergenza e ripartire  con meno acredine e più solidarietà.

E’ stato un attimo, un breve intermezzo prima di ritornare al consueto modello dei “ primi della classe” senza voler capire, per presunzione e testardaggine, che siamo tutti nella stessa barca e che la zavorra più pesante sono proprio l’egoismo, l’arroganza e la presunzione..

Ci si preoccupa più di essere primi in una ipotetica rincorsa alla prebenda federale e alla costruzione di una posizione predominante piuttosto che immaginare un futuro in cui la solidarietà torni ad unirci nello sforzo di portare avanti una comune passione sportiva.

Sembra in effetti che siamo imbarcati su barche diverse sulle quali ciascuno ingaggia la propria personale battaglia navale e cosi sono già partite alcune bordate di sbarramento  con il chiaro intento di cercare e affondare le navi avversarie.

Da una parte tutti bravi a predicare il valore sociale e formativo dello sport giovanile, salvo poi appropriarsi gratuitamente della migliore gioventù formatasi in casa altrui senza neanche un minimo di fair play.

Si preferisce investire risorse su ambiziosi progetti di crescita e predominio che inseguono un professionismo difficilmente perseguibile con gli strumenti e le risorse a disposizione in un contesto mediatico asservito alle istanze dei grandi eventi e insensibile ad istanze valoriali che ormai sono rintracciabili solo sul libro Cuore.

Ci si litiga il cappello di comandante mentre il sistema sta collassando piuttosto che mettersi a disposizione nel tentativo di renderlo sostenibile per tutti.

Di questo passo, a mio avviso, siamo destinati all’estinzione, così come i ghiacciai. Se non riusciremo a creare un clima di sostenibilità nell’ambito delle relazioni societarie e federali non sopravviveremo a lungo, ci scioglieremo come neve al sole e allora anche l’ultimo sopravvissuto forse si renderà conto che a nulla sarà servito essere stato il migliore.

Data la premessa di sapore pessimistico, personalmente ritengo che l’unico segnale accettabile, in occasione delle imminenti votazioni regionali da parte delle società dell’Emilia Romagna, sia quello di offrire un segnale vero di cambiamento, e questo segnale di discontinuità potrebbe essere costituito dalla presentazione di una lista comune in cui i candidati  presidenti contrapposti convergano su opzioni e programmi sostenibili e si accordino su una lista con tre persone da una parte e tre persone dall’altra, e un garante, fuori da ogni schieramento, come ulteriore garanzia.

L’alternativa è quella di attendere che il clima attuale completi l’opera di surriscaldamento sciogliendo anche l’ultimo ghiacciaio. Le decisioni che prenderemo oggi influenzeranno il domani. E’ giunto il momento di prendere atto che non si può più progettare in modo lineare per scalare posizioni di potere e occupare i vertici decisionali, ma bisogna passare a una progettazione circolare che influenzi radicalmente il sistema pallamano riciclando quei valori da tempo abbandonati, che sono la solidarietà, l’inclusione, la condivisione, la partecipazione, ovvero quelle risorse che vengono da tempo scartate perché ritenute inutili ed obsolete e di certo non funzionali alla rincorsa verso la vittoria.

Ma vittoria di chè?

Così come nessun ghiacciaio sopravviverà al cambiamento climatico in atto se non cambiano appunto i parametri di riferimento, così nessuna società sportiva potrà sopravvivere in un mondo sportivo ormai drogato dall’ambizione e votato all’autodistruzione .

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